Spotify azioni
Spotify
Spotify è listato sul Nasdaq sotto la sigla: SPOT
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Storia
Spotify è stata fondata in Svezia nel 2006.
L’azienda fornisce streaming di musica, podcast e video, sia per dispositivi mobili che desktop.
La base di utenti di Spotify è cresciuta costantemente, mentre offriva una selezione sempre più ampia di musica, utilizzando un modello commerciale “freemium”.
Questo significa che mentre l’utilizzo delle funzionalità di base dell’app è gratuito, le funzionalità avanzate, come l’ascolto senza pubblicità e l’audio di alta qualità sono riservate agli utenti a pagamento.
Nel corso degli anni, la società ha raggiunto decine di milioni di utenti in tutto il mondo, spingendo aziende come Apple, Google e Amazon a offrire servizi simili.
Come parte dei suoi accordi di licenza, la società ha pagato circa 5 miliardi di dollari di diritti d’autore durante i suoi primi 10 anni di attività e almeno 1 miliardo di dollari l’anno da allora.
Quando la società è entrata in borsa, i suoi documenti hanno rivelato che non è stata redditizia nei suoi primi 12 anni di attività.
Nel 2017, la più grande IPO del settore tecnologico è stata quella di Snap Inc., produttore di Snapchat, che aveva dichiarato pubblicamente che forse non sarebbe mai diventata redditizia.
Tuttavia, a tutto il 2018, Spotify non ha fatto una dichiarazione simile, il che significa che molto probabilmente è orientata verso il miglioramento del proprio modello di business.
Conclusione:
Lo streaming Spotify potrebbe diventare un successo.
Essendo una società multimiliardaria con 12 anni di attività consolidata, Spotify ha avuto alcuni vantaggi al momento di entrare in borsa rispetto ad altre società tecnologiche che sono state quotate pubblicamente.
Inoltre, la scelta di una quotazione pubblica diretta, piuttosto che una IPO, significa che il prezzo delle azioni SPOT può riflettere la sua valutazione effettiva e non essere determinato dalla speculazione o dagli early adopter che vogliono far salire i prezzi.
In ogni caso, essere un pioniere dello streaming, avere decine di milioni di utenti e generare un costante flusso di entrate significa che le con delle scelte commerciali corrette l’azienda potrebbe diventare redditizia e rivaleggiare con gli altri giganti del mondo tecnologico.
Spotify è tra le prime e più popolari applicazioni di musica in streaming e si è affermata come una delle società tecnologiche più famose in Europa.
Nel 2008, cioè due anni dopo la sua nascita (2006), vanta decine di milioni di abbonati in tutto il mondo e compete con colossi noti della tecnologia, come Apple, Alphabet (Google) e Amazon.
Il gigante svedese è sbarcato in borsa nel 2018 con il simbolo SPOT, in un processo noto come “direct listing”, cioè quotazione diretta, che è diverso da una tradizionale offerta pubblica iniziale (IPO).
Invece di raccogliere fondi al momento di entrare in borsa con l’emissione di nuove azioni, consentendo ai primi investitori di acquistarle prima che siano disponibili sul mercato azionario, Spotify ha reso negoziabili fin dall’inizio le azioni degli investitori esistenti, non ha emesso nuove azioni e non ha raccolto alcun capitale aggiuntivo venendo valutata circa 23 miliardi di dollari al momento dell’entrata in borsa.
Investitori in tecnologia: dato che si è affermata come una delle più importanti società tecnologiche in Europa, coloro che basano alcuni dei loro portafogli su questo segmento di mercato potrebbero acquistare azioni SPOT.
Appassionati di musica in streaming: Spotify è un pioniere quando si tratta di streaming musicale e fronteggia costantemente la crescita della domanda e i servizi delle società rivali.
Gli investitori che ritengono che l’industria abbia ancora spazio per crescere dovrebbero considerare di investire in SPOT dato che è un leader nel settore.
Investitori a lungo termine: dal momento che è entrata in borsa più di recente rispetto ad altre società tecnologiche di valore simile sul mercato, il grafico di Spotify molto probabilmente mostrerà una certa volatilità nel tempo.
Pertanto, coloro che credono nel successo futuro dell’azienda potrebbero investire in Spotify come parte di una strategia a lungo termine.
L’entrata di Spotify nel listino del NYSE è stato un importante evento di mercato nel 2018 e ha suscitato molto interesse nei settori finanziario e tecnologico.
Come tutte le altre società quotate in borsa, il grafico SPOT potrebbe essere influenzato da vari fattori, sia riguardanti direttamente il mercato sia da eventi economici più ampi.
Dal momento che opera dall’Europa, i prezzi di Spotify a volte possono muoversi in direzioni diverse rispetto alle controparti con sede negli Stati Uniti.
Ecco alcuni fattori che possono influenzare SPOT:
Concorrenza:
Il servizio di musica in streaming di Spotify è in concorrenza diretta con alcuni dei più grandi nomi della tecnologia, come Apple (Apple Music), Google (Google Play Music) e Amazon (Amazon Prime Music).
Pertanto, il suo prezzo potrebbe essere condizionato quando i suoi concorrenti sono in ascesa a causa di tendenze generali positive nel settore della musica in streaming, o quando sono in declino e Spotify sia considerato un’alternativa favorevole dagli utenti di tutto il mondo.
Accordi di licenza musicale:
Gran parte dell’attività di Spotify ha a che fare con il conseguimento di licenze per la riproduzione della musica di artisti e il pagamento dei diritti d’autore.
Quando la società ha presentato richiesta alla SEC per essere quotata in borsa, si è rivelato quanto sia complicato questo processo.
Pertanto, i report dei media relativi ai diritti di utilizzo e agli accordi con i musicisti potrebbero influire sul titolo SPOT.
A differenza di molte delle sue controparti del settore tecnologico, Spotify ha deciso di non tenere una IPO al momento di entrare in borsa.
Viceversa, la società ha optato per una quotazione diretta nel listino, dando liquidità alle sue azioni esistenti sul mercato invece di emetterne di nuove.
Una quotazione pubblica nel listino è meno comune delle IPO poiché la società che entra in borsa non può ottenere capitali con questo processo.
Tuttavia, riduce gran parte della “trafila burocratica” implicata in una IPO e consente di risparmiare costi, come i sottoscrittori paganti o altri oneri e commissioni.
Quando è entrata in borsa, molti analisti hanno affermato che un direct listing potrebbe diventare il metodo scelto per aziende come Spotify, che già contano su un flusso costante di entrate prima dell’entrata in borsa.